La dieta mediterranea e la Regione Marche

Montegiorgio è un piccolo comune della provincia di Fermo. Situato nella parte sud della Regione Marche, conta circa 6.500 abitanti e vanta un particolare riconoscimento.

Viene da chiedersi perché per parlare di Dieta Mediterranea si possa partire da un borgo pressoché sconosciuto ai più; la risposta non è affatto scontata ma associa in modo inscindibile la regione Marche a una delle diete più celebri del mondo.

LA RICERCA “Seven Countries Studies”
Ancel Keys, fisiologo americano, e Flaminio Fidanza, nutrizionista italiano, avviarono negli anni Cinquanta alcuni studi che andarono ad indagare lo stato di benessere della popolazione di sette paesi del mondo: Finlandia, Olanda, Grecia, Italia, Jugoslavia, Giappone, Stati Uniti.
Lo studio, meglio conosciuto come il “Seven Countries Studies”, aveva l’obiettivo di prendere in considerazione lo stato di benessere in senso ampio: non solo, quindi, la salute psicofisica dell’essere umano, ma anche come questa si integrasse in un contesto di tradizioni, cultura, socializzazione ed equilibrio in un regime alimentare sano e in uno stile di vita attivo.
Questo complesso di variabili sono i capisaldi della Dieta Mediterranea, riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO nel 2010, definita “il miglior modo di mangiare” dal Senato americano e sostenuta dal mondo scientifico come una dieta equilibrata, salutare e a basso impatto ecologico.

La struttura della dieta viene rappresentata attraverso la ormai celebre piramide alimentare.

Quest’ultima è composta da tre sezioni: la prima, coincidente con la base, fa riferimento alla maggior fonte di risorse caloriche di cui l’individuo può servirsi. Stiamo parlando di cibi prevalentemente vegetariani, quali cereali, specialmente integrali, frutta di stagione, verdure, condimenti a base di elementi vegetali, come olio d’oliva e frutti oleosi a guscio, un consumo moderato di vino e abbondante utilizzo di acqua e tisane.

Il secondo strato è occupato da legumi, latticini, uova, carni bianche, pesce e, sporadicamente, carni rosse. È opportuno che questi alimenti vengano consumati in maniera alternata durante il ciclo settimanale.

All’apice della struttura vi sono il sale, gli zuccheri semplici, cereali troppo raffinati, superalcolici, margarine, burro e grassi animali solidi.

I paesi presi in considerazione sono stati analizzati e apprezzati anche per il tasso di benessere, come sopra definito, e di longevità della popolazione. In riferimento a quest’ultimo aspetto, gli stati più virtuosi si sono rivelati Grecia, Italia, Croazia e Giappone. In Italia gli studi vennero condotti in Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Marche; proprio nel comune di Montegiorgio venne constatato il dato più elevato sulla longevità. L’analisi dei dati di questo studio ha portato a sancire un ottimo livello della qualità della vita nella nostra regione, basata su uno stile alimentare equilibrato, proprio a partire dai sondaggi effettuati nel piccolo comune.

LA PRODUZIONE E IL CERTIFICATO

Longevità e benessere sono anche sinonimo di assenza di malattie, che il regime alimentare sopra descritto minimizza. In particolare, gli stessi studi hanno rimarcato una bassa incidenza di molti disturbi comuni alle popolazioni cui è stato assegnato un ranking più basso nella tipologia di alimentazione: meno difficoltà digestive, bassa incidenza di diabete, contenuti livelli di colesterolo e trigliceridi, fegati meno affaticati, poca ipertensione arteriosa, quasi totale assenza di fastidi legati ad insufficienza renale, così come infezioni alle vie urinarie, un’ottima espulsione di feci che previene stipsi da intestino pigro ed infezioni correlate, ridotte insorgenze di cefalee dovute a disturbi alimentari, protezione della pelle e prevenzione dei tumori.

GLI STUDI SUCCESSIVI
Fino a questo momento abbiamo illustrato i risultati della ricerca sulla dieta mediterranea che hanno portato ad associare questo stile di vita a benessere e longevità, ma ci sono anche altri aspetti da tenere in considerazione.

Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica nel 1995 e massimo esperto di chimica dell’atmosfera, in alcuni suoi studi ha evidenziato che la piramide alimentare ha un impatto inversamente proporzionale sull’atmosfera rispetto all’ampiezza degli strati sopra citati. Gli alimenti da consumare con periodicità più frequente producono, quindi, meno gas serra, uno sfruttamento più limitato del suolo, un minore spreco di acqua, un ridotto uso di pesticidi, un risparmio energetico e, di conseguenza, un costo economico moderato, se proviamo a paragonare la dieta italiana a quella americana, la quale impatta sull’ambiente con più del doppio di emissioni di CO2.